Fico degli Ottentotti

Carpobrotus acinaciformis (L.)

Il Carpobrotus acinaciformis insieme al Carpobrotus edulis (L.) N.E.Br., sono piante succulente di dimensioni medio-grandi, perenni, con foglie opposte e fusti striscianti. I fusti hanno un diametro di 8-13 mm e possono superare i 2 m di lunghezza. Hanno foglie triangolari in sezione trasversale, lunghe 4-10 cm e spesse 5-12 mm. I fiori sono color magenta in C. acinaciformis e gialli in C. edulis, con diametro di 6-9 cm. I frutti carnosi sono lunghi circa 3 cm, verdi quando immaturi e poi purpurei, e contengono circa 1000 semi neri di piccole dimensioni.
Entrambe le specie sono originarie dell’Africa meridionale. Introdotte in Europa nel 1680, in Olanda. Indicate per la Sardegna nel 1899. C. edulis è stata introdotta in California all’inizio del Novecento per stabilizzare le dune costiere e i bordi stradali. Infatti il motivo d’introduzione è di solito ornamentale, ma in alcuni casi finalizzato alla stabilizzazione delle dune e delle scarpate.


In Italia sono ormai naturalizzate in numerose regioni costiere; più comuni sulle coste tirreniche che su quelle adriatiche, probabilmente in relazione a fattori climatici maggiormente favorevoli. C. acinaciformis in Italia è generalmente più comune di C. edulis.
Considerate invasive in Europa meridionale, nelle isole del Mediterraneo, in Australia, Nuova Zelanda e in California. C. acinaciformis e C. edulis sono due specie modificatrici del paesaggio e della vegetazione costiera in ambito mediterraneo, con dimostrati impatti sulle comunità invase.
Invadono principalmente le coste sabbiose, ma anche quelle rocciose. La loro vigorosa crescita porta al ricoprimento in breve tempo di ampie aree, causando la rarefazione delle specie autoctone. L’impollinazione è entomofila e la dispersione è endozoocora grazie ai frutti carnosi. I fiori vengono impollinati da api e coleotteri. I frutti sono consumati da vari mammiferi che ne disperdono poi i semi. La degradazione della lettiera prodotta da Carpobrotus porta ad una acidificazione del suolo (Santoro et al., 2011). Inoltre sono grandi consumatori di elementi nutritivi e forti competitori per l’acqua, grazie all’esteso sistema radicale superficiale.
La riproduzione prevalente di origine agamica ma anche l’abbondante produzione di piccoli semi pronti a generare nuove piante sono uno dei fattori che rendono difficile l’eradicazione della specie. Per questo motivo gli interventi volti ad eliminare questa specie devono essere ripetuti per diversi anni in maniera consecutiva. (Laura Celesti-Grapow, 2009)[8].


In alcune isole del Mediterraneo sono state osservate interazioni mutualistiche tra questa specie e i ratti introdotti: i frutti carnosi della pianta infatti, durante l’arida estate, costituiscono la maggiore risorsa trofica. (Acosta A.T.R. & Ercole S. (Eds), 2015)[9]. Questa combinazione mutualistica vegetale-animale, entrambi invasivi, aumenta la probabilità di squilibri ecosistemici e di perdita di biodiversità soprattutto negli ambiti costieri.
Nel territorio italiano negli ultimi decenni sono fortunatamente numerosi i progetti, finanziati anche con fondi europei, finalizzati all’eradicazione del Carpobrotus. Anche l’Ente Parco, grazie ai fondi dei progetti Clima 2019, ha in corso la progettazione di interventi di eliminazione del Carpobrotus su alcuni dei più fragili sistemi dunali presenti nell’Arcipelago (Spiaggia Rosa, Bassa Trinita, Spiaggia del Relitto, Spiaggia dei Due Mari). Gli interventi si spera che possano poi essere estesi a tutto il territotrio.

[8] Laura Celesti-Grapow, Francesca Pretto, Giuseppe Brundu, Emanuela Carli & Carlo Blasi, 2009. Le invasioni di specie vegetali in Italia. Ministero dell’Ambiente e della Tutela della Natura e d el Mare. Palombi & Partner S.r.l. editori
[9] Acosta A.T.R. & Ercole S. (Eds), 2015. Gli habitat delle coste sabbiose italiane: ecologia e problematiche di conservazione. ISPRA, Serie Rapporti, 215/2015.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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