Attualmente si annoverano circa 1200 specie del genere Acacia nel Mondo di cui circa 16 specie si ritrovano nelle regioni costiere Italiane e di queste ben 13 sono presenti in Sardegna.
La Sardegna risulta la Regione Italiana con il maggior numero di specie del genere Acacia[3]. Tra le milleduecento specie di acacia, la "saligna" è un piccolo albero sempreverde di origine australiana, importata in Italia già dal 1700. E’ stata piantata estesamente in aree semi-aride dell'Africa, del Sud America e del Medio Oriente come frangivento e per la stabilizzazione delle dune di sabbia o delle scarpate erose. In diverse parti del mondo è divenuta una specie invasiva, a causa della rapida crescita su suoli con bassi livelli di nutrienti, alla precoce maturità riproduttiva, alla grande quantità di semi in grado di sopravvivere al fuoco e alla capacità di rigettare dopo il taglio[4].
In Sardegna la specie è attualmente considerata come diffusa e alloctona invasiva[5]. Proprio in Sardegna, negli anni 60, è stata utilizzata come barriera frangivento e per fermare i movimenti dei grandi sistemi dunali. Spesso, in tali ambiti ecologici, l’azione dell’uomo è stata indirizzata alla trasformazione in aree agricole o ad interventi di imboschimento: le dune e, in parte, gli habitat rocciosi costieri, sono stati spesso oggetto di rimboschimenti con specie forestali alloctone (prevalentemente dei generi Pinus, Acacia ed Eucalyptus) mentre le zone umide, spesso considerate “improduttive”, sono state sottoposte a drenaggi e a interventi di bonifica (Relazione generale del PFR, Sardegna 2007).
Una delle caratteristiche che ha favorito la diffusione della specie è l’abbondante produzione annuale di semi, circa 10.000 semi per 1 metro quadrato di copertura (Milton & Hall, 1981, in Henderson et al 1998). La maggior parte di questi cadono direttamente sul suolo ma molti altri sono dispersi dagli uccelli (Henderson et al 1998). Inoltre una grande porzione di questi semi rimangono dormienti a causa di una testa impermeabile all'acqua (Rolston, 1978, in Henderson et al 1998), questo comporta che nel suolo si accumuli una grande banca di semi la cui dormienza può essere facilmente interrotta a seguito, ad esempio, di un incendio (Holmes et al 1987) causando una rigenerazione di massa (Henderson et al 1998).
Questo tipo di dispersione, unita alla grande facoltà di rigenerazione agamica al seguito del taglio, porta la specie ad “imporsi” sulle altre e a formare popolamenti densi e monospecifici avendo la meglio sulle specie autoctone e impedendo la loro rigenerazione (Holmes & Cowling, 1997; Hadjikyriakou e Hadjisterkotis, 2002) (GISD, 2015)[6].
L’isola di Caprera è la seconda come estensione dell’Arcipelago di La Maddalena ed è quella in cui è presente la maggiore estensione di soprassuoli boscati. L’Isola è stata interessata nel passato da estesi interventi di rimboschimento con pini mediterranei e nel contempo con l’introduzione di specie a rapido accrescimento come l’Acacia saligna.
Nell’Isola di Caprera sono presenti nuclei di Acacia saligna sia in prossimità delle coste del versante occidentale sia in prossimità di edifici e vecchi ruderi. Fino a circa 10 anni fa persistevano ancora i nuclei originali di impianto e non si osservava in modo spiccato il fenomeno di colonizzazione e invasione degli habitat presenti. Attualmente si osserva che la specie sta prendendo il sopravvento sugli habitat presenti e che la sua diffusione gamica si sta spingendo ben oltre i nuclei originali di impianto.
Questo fenomeno si ritrova, in particolar modo, negli habitat che per diversi motivi hanno subito un disturbo e che hanno perso la loro intrinseca resilienza:
- i ginepreti costieri a Juniperus phoenicea degradati dai massivi attacchi da parte della Diplodia africana[7]
- le aree prospicenti la viabilità principale e secondaria in cui si sono create chiarie a seguito del deperimento generalizzato delle Pinete di Pinus pinea di origine artificiale o a seguito di interventi di diradamento.
L’Acacia cyanophylla o saligna è presente attualmente con nuclei sparsi in diverse parti dell’Isola di Caprera per una superficie complessiva di circa 50 ettari. In molte di queste aree la specie è divenuta invasiva a causa della perdita di struttura della vegetazione autoctona a seguito di gravi attacchi dovuti a fitopatie. In queste aree l’acacia si è affermata come specie principale portando al degrado le formazioni di macchia dominate Juniperus phoenicea, le quali costituiscono un habitat di interesse comunitari ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Habitat 5210 Matorral arborescenti di Juniperus spp. che a Caprera risulta spesso associato all’habitat 6220, anch’esso di interesse comunitario e prioritario).
La maggiore diffusione dell’acacia si verifica lungo i bordi di strade e sentieri scoperti dalla vegetazione autoctona e lungo la linea dei litorali della parte sud-occidentale. Negli anni questa specie non ha subìto interventi di taglio, pertanto ha esplicato la sua massima diffusione tramite dispersione del seme. In alcune aree si rinvengono fino a 60 plantule alte 30-40 cm per metro quadrato di superficie.
[3] Fonte: AltervistaBotanica.org
[4]Fonte: http://dryades.units.it/asinara/index.php?procedure=taxon_page&id=2248&num=8995
[5] Fonte: Portale della Flora d'Italia http://dryades.units.it/floritaly
[6] Global Invasive Species Database (GISD) 2015. Species profile Acacia saligna. Available from: http://www.iucngisd.org/gisd/species.php?sc=1590
[7] Convenzione di Ricerca “Monitoraggio fitosanitario di ginepreti e supporto scientifico all’Ente Parco per la bonifica sanitaria di popolamenti deperenti di leccio e di ginepro nelle isole dell’Arcipelago di La Maddalena” UNISS – Dipartimento di Agraria- Sezione di Patologia Vegetale, 2015.